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DISTURBI DI
PERSONALITA'
I
tratti di personalità sono modi di
percepire, rapportarsi e pensare nei
confronti dell'ambiente e di sé stessi,
che si manifestano in molti momenti
della propria vita personale e sociale.
I disturbi di personalità si manifestano
quando i tratti sono così rigidi e
disadattivi da compromettere il
funzionamento sociale o lavorativo e
causare una sofferenza soggettiva.
Possono
esordire durante l'adolescenza, o anche
più precocemente, e continuare durante
la vita adulta.
Carla,
30 anni, mi chiede un appuntamento
perché si sente profondamente depressa,
sempre più apatica e insoddisfatta della
propria vita.
Dice
di essere felicemente sposata da sei
anni, ha due figli, un buon lavoro e
appare soddisfatta della sua carriera.
E'
stupita di sentirsi tanto male dato che
tutto va bene, pensava di farcela da
sola ma è spaventata da fantasie
suicide.
Durante
la sua infanzia, primogenita di cinque
fratelli, ha ricevuto poco calore e
affetto dai genitori in disaccordo
continuo ed ha dovuto occuparsi, con
funzioni genitoriali, dei fratelli.
Una
sorella minore, con problemi di
autodistruttività e aggressività, si è
suicidata due anni fa.
Carla
si è sempre sentita triste ma dopo la
morte della sorella è molto peggiorata.
Ha trovato un certo sollievo assumendo
farmaci antidepressivi ma mi dice di
essere preoccupata perché non riesce a
concentrarsi.I familiari hanno posizioni
diverse rispetto alla terapia. Il marito
è supportivo mentre la madre non accetta
che la figlia ne abbia bisogno.
Il
padre appare ambiguo, a volte riconosce
i bisogni della figlia, a volte
condivide il pensiero della moglie. Sul
piano della relazione Carla mi chiede
aiuto ed accudimento ma anche bisogno di
distanza, per timore di esprimere la
propria rabbia, e questo la fa sentire
ancora più frustrata ed insicura.
Ho
temuto che il suicidio potesse
rappresentare l'estremo attacco agli
altri, ed anche a me quale terapeuta,
nonchè una modalità per potere esprimere
la propria frustrazione e rabbia.
Sul
piano delle risorse Carla pare capace di
provare empatia nella relazione
terapeutica ed è motivata ad esplorare,
a cambiare e a migliorarsi. Ha mentalità
psicologica, intelligenza e si esprime
con grande abilità verbale.
La
terapia si svolge con una modalità
supportiva ed espressiva e Carla trova
sollievo e comprensione nelle sedute ma
a tali miglioramenti seguono anche
peggioramenti sintomatici quali
interazioni rabbiose con i parenti o
nuovi problemi sul lavoro.
La
paziente lotta contro lo spettro della
dipendenza e l'angoscia della perdita
che la vicinanza terapeutica introduce.
In particolare risulta problematica la
programmazione e l'annuncio delle
vacanze che causano un forte rifiuto
della separazione.
Con
la crescita della rabbia e
dell'aggressività, anche nel contesto
terapeutico, Carla diventa più
consapevole della sua carica aggressiva
interna e della propria incapacità di
modulare il proprio comportamento in
relazione alla stessa. Carla, nel corso
della terapia, può vivere una relazione
di accudimento che gli consente una
maggiore sicurezza nel suo senso del Sé
in quanto competente ed autonomo e
quindi più funzionale nell'area
interpersonale lavorativa, familiare e
sociale.
Si
sente più soddisfatta e diminuiscono il
suo senso di colpa e la depressione, si
riduce anche la lotta contro la
dipendenza e l'invidia. Cresce in
positività ed ottimismo superando in
modo significativo la scissione fra la
dimensione di sé accudente e genitoriale
e la bambina deprivata dell'affetto e
piena di paura della solitudine, del
buio e dell'abbandono.
SUPERARE IL
TRAUMA
Non
riuscivo a spiegare a nessuno come mai
io fossi così rigida, separata e fuori
contatto rispetto ai miei
sentimenti(...)
Essere
in contatto con i miei sentimenti
avrebbe significato aprire il vaso di
Pandora. A dispetto di tutte le volte
che ne ho parlato in terapia, io non
riuscivo a trovare un modo per entrare
in relazione con quella bambina della
notte che avevo abbandonato. La odiavo e
basta. Non provavo alcuna compassione,
ma mi stavo finalmente rendendo conto
che sarei rimasta intrappolata nella
patologia se non avessi trovato un modo
per smettere di giudicarla in modo così
terribile. MARILYN
VAN DERBUR (2004)
Gloria,
una paziente con disturbo borderline di
personalità, si lamentava di non
riuscire a mangiare in modo sano, pulire
la casa e gestire le sue emozioni.
Voleva fare queste cose ma si sentiva
incapace di compiere i necessari
cambiamenti.
Quando
il suo terapeuta esplorò questo problema
con lei, fu chiaro che Gloria temeva
che, se fosse cambiata e si fosse
sentita meglio, avrebbe deciso di
separarsi dal marito una cosa che non
voleva fare.
Temeva
anche che, nel caso fosse stata meglio,
il terapeuta l'avrebbe lasciata e
sentiva che comunque non meritava di
sentirsi meglio.
Il
paziente, attraverso un' esposizione
graduale, è aiutato a intraprendere
attività quotidiane che erano in
precedenza evitate.
L'esposizione
terapeutica a stimoli precedentemente
evitati non rappresenta un obiettivo di
per sé, ma serve per favorire azioni di
integrazione. Le azioni di integrazione
di solito facilitano nuove percezioni,
idee, sentimenti e azioni
comportamentali al posto di cicli
percettivo-motori rigidi, restrittivi e
disadattivi. La fusione completa
(unificazione) di tutte le parti della
personalità in una personalità
maggiormente coesa e coordinata
rappresenta un obiettivo per i pazienti
che entrano in questa fase del
trattamento, in modo che non ci sia più
un senso soggettivo di separatezza e che
i sistemi di azione siano tra loro
coordinati e coerenti. Esistono diversi
modi per raggiungere la fusione,
delimitati dalla creatività del paziente
e del terapeuta.
Dai
"FANTASMI NEL SE" di Onno Van Der Hart -
Ellert R.S. Nijenhuis - Kathy Steele ,
R. Cortina Editore (2011)
Disturbi di personalità
Superare il Trauma
Disturbo Borderline di personalità
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